Bambini e sport: come guidarli nel mondo delle attività motorie

Un libro ricco di riflessioni e spunti non solo per avvicinare i figli allo sport, ma anche per imparare a gestirne tutte le varie sfumature psico-emotive

Riporto qui l'interessante articolo di Giulia Mattioli che parla del testo edito dal Gruppo GEDI "Genitori si diventa" una collana di quattro volumi, dove nell'ulitmo "Facciamo Squadra" è l'autore Fabio Lucidi (Preside della Facoltà di Medicina e Psicologia) ad offrire interessanti spunti di riflessione.

Acquisire uno stile di vita sano, confrontarsi con gli altri, far propri valori importanti: le ragioni per cui i bambini dovrebbero fare sport sono molteplici, e si legano a processi di sviluppo legati non solo al benessere fisico, ma anche a quello psicologico e sociale. Ciò nonostante, i dati Istat sull’attività motoria dei giovanissimi non sono esattamente confortanti: solo il 52% dei ragazzi di età compresa tra i 3 e i 17 anni pratica uno sport con continuità. Significa che circa la metà dei giovani non lo fa o lo fa saltuariamente. Nelle varie fasi dell’infanzia, della fanciullezza e dell’adolescenza, il rapporto con l’attività fisica cambia, ma una costante rimane: fa bene.

Ecco perché i genitori devono spronare, incoraggiare i ragazzi a praticare un qualche tipo di sport, tenendo però bene a mente che non si tratta semplicemente di iscriverli in palestra, a calcio o a pallavvolo. “Quello sportivo e, più in generale, quello delle attività motorie è uno dei primi e più importanti contesti dove si sviluppano le attività di bambini e adolescenti”, spiega Fabio Lucidi, psicologo autore del quarto volume di Genitori si diventa, il progetto editoriale di Claudia Arletti curato dal Gruppo Gedi in collaborazione il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi, intitolato 'Facciamo squadra' (si può acquistare a questo link).

 

“L’obiettivo che un genitore può porsi è quello di imparare i ‘fondamentali’, ovvero quelle capacità di base che gli permetteranno di confrontarsi con le situazioni che i propri figli proporranno, sentendosi capaci di agire, magari sbagliando e poi recuperando gli errori fatti”, prosegue Lucidi. “Favorire queste attività, accompagnarle, è un obiettivo importante per tutti i genitori, obiettivo non così semplice da realizzare e non favorito dall’inserimento scolastico”.

 

Sono poche infatti le scuole primarie adeguatamente attrezzate (sia in termini di spazi che di competenze) per l’attività motoria, che viene svolta in modo generalmente insufficiente. Diventa quindi responsabilità dei genitori garantire ai bambini il loro diritto al movimento libero e spontaneo, ai giochi e alle attività motorie.

Ma quando i bambini, generalmente intorno ai 6 anni, si avvicinano allo sport, al genitore sorgono mille dubbi: quale sarà il più adatto? Il più stimolante? Come capire se gli allenatori sono bravi? Meglio provare diversi sport o focalizzarsi su uno? Il quarto volume della collana di psicologia indirizzata ai genitori cerca di rispondere a queste e a tante altre domande, offrendo riflessioni e spunti non solo per avvicinare i figli allo sport, ma anche per imparare a gestirne tutte le varie sfumature psico-emotive.

Il contesto, infatti, è vario: ci sono sport più o meno competitivi, alcuni individuali e altri che insegnano l’importante arte della collaborazione; ci sono allenatori che diventano veri e propri punti di riferimento, con i quali il genitore deve cercare di non entrare in conflitto. Ancora, ci sono genitori che non sostengono abbastanza la carriera sportiva dei propri figli, e altri che dagli spalti accedono nel tifare. Il modo in cui i ragazzi vivono lo sport è “almeno in parte, capace di incidere sulle convinzioni che essi si fanno a proposito delle proprie capacità, della propria autostima e dell’ambiente che li circonda”, sottolinea Lucidi. Nel fornire delle linee guida ai genitori, l’autore si avvale delle testimonianze dirette di celebri sportivi come Orazio Arancio, Diana Bianchedi, Ottavio Bonincontro, Luca Cantagalli, Mauro Checcoli, Josefa Idem, Gianni e Pino Maddaloni, Arturo Mariani, Eddy Ottoz, Honey Thaljieh, Hristo Zlatanov e Andrea Zorzi. “Se lo sport rappresenta davvero uno strumento educativo, un veicolo di salute e benessere psicofisico, un ‘diritto di cittadinanza’, dobbiamo allora trovare il modo di facilitare l’accesso all’attività motoria e sportiva dei nostri figli e il suo mantenimento, indipendentemente dal loro grado di salute, abilità, risorse e competenza”, conclude Lucidi. “Questo libro è scritto con la speranza di poter facilitare ogni genitore a perseguire questi obiettivi”.

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